SARAH JANE MORRIS AND TONY REMY - “BLOODY RAIN”

Domenica 7 dicembre 2014, ore 21.30

Teatro “Il Piccolo” di San Giuseppe
via S. Giuseppe, 25 - Jesi (AN)

Ingresso: 20,00 €
Prevendita presso Libreria Cattolica
Corso Matteotti, 42/B - Jesi (AN)
tel. 0731.209302

Biglietteria presso il teatro "Il Piccolo" dalle ore 18,00 del giorno dell’evento.

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BLOODY RAIN: IL PROGETTO

Bloody Rain è il nuovo progetto musicale di Sarah Jane Morris. Il percorso musicale della cantante inglese è da sempre fortemente influenzato dalla storia e dalla musica africana. Nei primi anni ‘80 si esibì con la band ghanese Fufu and Light Soup e con la band afro caraibica The Republic. Successivamente, con la band composta da 21 ottoni The Happy End ha esplorato canzoni di protesta africane, irlandesi e latino-americane..

I brani di Bloody Rain sono stati scritti con i collaboratori di sempre Tony Remy, Dominic Miller e Martyn Barker, e hanno un legame con l’Africa nelle melodie, nei ritmi e nei testi, che affrontano tematiche riguardanti i diritti umani, l’amore, la paura e la libertà. Il progetto nasce come celebrazione della vita e, sebbene fortemente influenzato dai ritmi e dalle melodie africane, non vuole essere un’ imitazione della musica africana ma trarre ispirazione da essa. Le canzoni, da pochissimo registrate in studio, saranno pubblicate in un disco, che in Italia uscirà ad Ottobre su etichetta Sony.
(John Fordham)

Nik Benvenuti - Sax
Sam Gambarini - Hammond
Roberto Giannini - Drums

LINK UTILI

Telefono: 338.2875485 / 331.2075513

JESI, TAPPA DEL TOUR EUROPEO “BLOODY RAIN” DI SARAH JANE MORRIS

Un largo abito a fiori, inconfondibili capelli rossi, un placido sorriso accogliente. Sarah Jane Morris al fianco di Tony Remy ha invaso di polline inebriante il teatro “Il Piccolo” in occasione della sua apertura a nuove destinazioni culturali di livello, in un progetto tanto atteso dalla città di Jesi.

Due fonti generose di vero spettacolo, due messaggeri di echi tormentati, capaci di quella potenza ammaliante di condivisione che è esclusiva dei grandi, che fanno uso dell’arte per una decisa controinformazione. Solo artisti di questo calibro hanno gli strumenti per estrarre dal sottosuolo gli atti umani più putridi che suppurano in ferite silenziose, soffocanti, nascoste dietro il senso intimo della vergogna. Dai primi minuti di note e racconti “Il Piccolo” si è trasformato in un bosco di canti e richiami all’amore. In difesa dei diritti umani, frustati ai fianchi con scudisci sferzanti da ogni meandro, la Morris e Remy, molte volte coautori dei brani presentati a Jesi, hanno cosparso il teatro di brividi di partecipazione a tratti commossa, a tratti combattiva. Il riverbero penetrante dalle corde di voce e chitarra ha composto un messaggio di riscatto. Si è parlato di libertà, di educazione, di approvazione. Si è parlato di rivoluzione come risposta agli eccessi di una violenza moltiplicata per forme e luoghi. Si è cantato in onore di “David Kato” e in sua memoria, contro la paura con cui l’uomo si difende da realtà che non conosce e quindi annienta invece di tentare di comprenderle. Si è intonato un inno contro la politica brutale dei governi, missionari di distruzione in “Bloody Rain”. In difesa e per amore: questi i contenuti di ogni pezzo in un dialogo assiduo, ampio e diffuso con il mondo per portare alla luce storie grandi e piccole e la storia privata della famiglia Morris perché non esonerata dal dolore nemmeno questa. Ma la distanza dal male e il ricordo materno salvifico lasciano scoperto e spontaneo il desiderio di tornare a casa, in “Wild Flowers” un brano strepitoso.

L’album di Sarah Jane Morris è musica a servizio del dolore contrastato in nome di una riscossa internazionale e calpestato al ritmo di danze tribali, in impunture jazz, soul, blues e R&B e in punta di piedi sulle tavole di legno di un Piccolo teatro. Una musica che vuole essere voce maestra sulla strada dei destini umani.

“L’AFRICA E’ LA MADRE DEL RITMO”

Quando Dizzy Gillespie fece la famosa osservazione: “Mama Rhythm is Africa” (“L’Africa è la madre del ritmo”), si riferiva al battito comune che sentiva nella musica e nella danza del Nuovo Mondo, del Sud America e dei Caraibi, culture che nel diciottesimo e diciannovesimo secolo furono trasformate per sempre dalla diaspora africana. Le vivaci tradizioni musicali dell’Africa e le loro radici nella vita e nei riti comuni si sono rivelate tra i tesori più attraenti di quel continente saccheggiato, sebbene in un primo momento le priorità dei suoi invasori fossero stati premi più tangibili, come l’oro, l’argento e il lavoro degli schiavi. Ma quando trasportarono gli africani incatenati verso ovest, gli spietati pionieri del Nuovo Mondo piantarono accidentalmente i semi di una nuova rivoluzione umana. I suoni africani si mescolarono con quelli di molte altre culture presenti nelle Americhe e nei Caraibi. L’invenzione del fonografo nel ventesimo secolo e la radio diffusero velocemente la novità, e in breve tempo il mondo intero assorbì l’influenza della musica africana nel fraseggio di una canzone, nei movimenti di una danza, perfino nelle cadenze del linguaggio quotidiano.
(John Fordham)

SARAH JANE MORRIS

Sarah-Jane Morris, la cantautrice britannica r&b, soul e jazz con quattro ottave di appassionata eloquenza, ama da sempre questa musica e le sue successive evoluzioni. La sua volontà di ripagare questo debito – non solo musicalmente, ma anche moralmente e politicamente – è stato il carburante che ha alimentato Bloody Rain, un’avventura che sente più vicina al suo cuore più di ogni altro progetto nella sua carriera. Questo dipende in parte dall’argomento, ma anche dal determinante input dei suoi compagni di band con cui solitamente lavora. Tony Remy ha collaborato alla scrittura di molte di queste importanti canzoni, e contributi fondamentali sono arrivati anche dai suoi colleghi chitarristi Dominic Miller e Tim Cansfield, dal batterista Martyn Barker, dal bassista Henry Thomas, per la scrittura dal suo guru di lunga data Johnny Brown e da suo marito Mark Pulsford.
(John Fordham)